martedì 20 gennaio 2015

Transizioni librarie









Questo post non sarebbe di argomento ebraico, però esistono due importanti principi meta-halakhici (che cioè modulano l'interpretazione della legge religiosa ebraica) chiamati kavod ha-beriot ("onore alle creature", pressappoco equivalente alla "dignità umana") e derekh eretz ("la via del paese", ovvero il rispetto delle leggi e degli usi del luogo) che entrano in gioco in questo caso.

Nella pubblicazione LGBT [1], ad onta delle proteste delle persone trans, la biografia di un uomo trans FtM è stata riscritta cambiando tutte le forme grammaticali da maschili a femminili, aderendo così ad una visione cissessista della grammatica italiana.

Era veramente necessaria quest'operazione? Io non faccio il grammatico, ma nella mia vita ho fatto anche il bibliotecario dilettante per l'Arcigay di Verona.

Ho scelto il nome della biblioteca [2] ("Oberon, the Library of the Fairies", in quanto Oberon, personaggio del "Sogno di una notte di mezza estate" di Shakespeare, è lì presentato come "the king of the fairies", e "fairy" in inglese non vuol dire solo "fatina", ma anche "frocetta"), ho iscritto per qualche tempo lei e me stesso all'AIB [3], e mi sono studiato le REICAT [4], nonché il libro [5].

Un bibliotecario è un cultore dell'ontologia, in quanto il modo in cui classifica le risorse bibliotecarie rispecchia la sua visione della realtà, e le REICAT sono a loro modo un manuale di metafisica.

Le REICAT non affrontano esplicitamente il tema della transizione di sesso e/o genere, però il capitolo 15. Intestazioni uniformi per le persone, pp. 260-277 del PDF [4], affronta il caso più generale della persona che usi od abbia usato più di un nome nella propria vita, o sia nota con più nomi, magari in diverse forme.

Il sottocaso che ci interessa di più è quello normato da queste due regole (p. 262 di [4]):
15.1.2. Cambiamento di nome

15.1.2.1. Ultimo nome usato

Se una persona abbandona un nome per adottarne un altro, o lo modifica, si preferisce la forma usata per ultima nelle edizioni delle sue opere, anche se non è quella prevalente.

In caso di dubbio tra un deliberato cambiamento di nome e l’uso contemporaneo o saltuario di più nomi o forme del nome si adotta la forma prevalente.

(...)

15.1.2.2. Sovrani, papi e capi di gruppi religiosi

Per i sovrani e i papi o capi di altri gruppi religiosi si adotta il nome con cui sono identificati a seguito della dignità politica o religiosa che hanno assunto, secondo le norme seguenti.

(...)
Quindi, se il nostro trans FtM avesse scritto un libro o girato un film od inciso un disco, anziché rendersi reo di omicidio, il bibliotecario non avrebbe avuto scelta: avrebbe dovuto catalogare la sua opera dell'ingegno con il suo nome maschile anziché femminile - ed adeguare il genere grammaticale al genere del nome.

Ho voluto menzionare anche la regola dei monarchi perché mi è venuto in mente il libro [6], il cui titolo significa "L'uomo che vorrebbe essere una regina", e che ha tanto infuriato la comunità trans americana da farle iniziare l'inchiesta [7] sul modo non etico in cui l'autore aveva condotto la sua ricerca, inchiesta che è terminata con le dimissioni di J. Michael Bailey dalla carica di Direttore del Dipartimento di Psicologia della Northwestern Unviersity (un lungo scritto in difesa di J. Michael Bailey lo potete invece leggere in [8]). 

C'è una cosa che accomuna i monarchi alle persone trans: esiste un momento della vita, chiamato transizione od incoronazione, in cui cambiano nome, ed il nuovo nome non è soltanto un impegno per il futuro, ma anche la chiave per reinterpretare il loro passato.

E questo vale non solo nel caso della monarchia ereditaria (in cui già alla nascita si sa che una persona regnerà), ma anche della monarchia elettiva (di cui l'esempio più noto è il Vaticano), in cui lo stesso nuovo sovrano può essere sorpreso della sua proclamazione.

Eppure la regalità trasforma la persona che l'assume - tutto il suo passato ne viene riqualificato; quando nel 2005 Joseph Ratzinger divenne Benedictus XVI, divenne giocoforza modificare le "schede d'autorità" con cui si identificano gli autori nei cataloghi delle biblioteche sostituendo il primo nome con il secondo (ed aggiungendo un rimando per chi volesse continuare a cercare i libri di Joseph Ratzinger), e questo valeva per tutte le biblioteche, anche quelle che del porporato avessero avuto solo i compiti a casa delle elementari.

Non farlo non sarebbe stato solo una dimostrazione di pigrizia - avrebbe potuto costituire lesa maestà, se compiuto nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

Una persona trans è sovrana di se stessa (come anche le persone cis), ed ignorare la transizione quando si sceglie il genere con cui interpellarla o nominarla significa violare tale sua sovranità (o meglio, autodeterminazione). Non è necessario attendere la conclusione della procedura legale per farlo - perché la persona trans viene sostenuta anche dalla regola REICAT che vale per le persone comuni: chi adotta un nuovo nome, con quello va interpellato e nominato.

Raffaele Yona Ladu
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale