domenica 10 maggio 2015

Considerazioni su "La segregazione amichevole" / Ruggero Taradel ; Barbara Raggi


Ammetto di essermi procurato il libro per rinvenire eventuali somiglianze tra l'omofobia proposta dalla chiesa cattolica con il pretesto della lotta contro l'inesistente ideologia del gender, e l'antisemitismo da essa propugnato in passato con il pretesto della difesa dei cattolici contro il presunto complotto ebraico per dominare il mondo.

Ci sono affinità e differenze, per cui il confronto va fatto in modo molto sofisticato; per il momento ritengo opportuno citare questo brano delle pagine 25-26:
[p. 25] (...) La riesumazione dell'accusa del sangue, e l'edificazione del mito della cospirazione ebraica s'inquadrano all'interno di un vasto progetto politico. 
[p.26] Demonizzando l'ebraismo, additando gli ebrei come nazione strutturalmente criminale, e indicandoli come i segreti manovratori del liberalismo e della massoneria, i gesuiti di Civiltà Cattolica cercavano di gettare lo scompiglio all'interno della massoneria stessa, sperando di costringere i suoi affiliati a guardarsi sospettosamente l'un l'altro come ebrei e non-ebrei, e di screditare, con il minimo sforzo e la massima efficacia, i princìpi laici e liberali. Questi principi, si suggeriva, non solo avevano finito col dar mano libera agli odiatori di Cristo e dell'umanità, ma erano stati dagli stessi ebrei creati al fine di irretire i gentili e per poter meglio riuscire nei loro disegni di conquista del mondo.
La campagna antisemita, aveva, tra gli altri effetti, quello di proporre un esempio concreto di come non si potessero mettere le varie religioni sullo stesso piano, e di come l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge dovesse necessariamente non applicarsi almeno agli ebrei, che non a caso vengono definiti come pseudo-cittadini e stranieri. La fede religiosa doveva quindi tornare a costituire una discriminante essenziale per il trattamento giuridico. Il rimedio proposto alla questione è quindi semplice quanto drastico: commentando positivamente le prime iniziative antisemite delle leghe degli studenti in Germania, la rivista nel 1881, osservava compiaciuta: "Dappertutto si trova essere urgente di opporre un argine contro l'invasione deli ebrei, che si cambia così facilmente in predominio. Dapertutto si riconosce che è necessario ristabilire un organamento a somiglianza di quello che esisteva nel medioevo, e in forza del quale trovisi eliminata l'azione degli ebrei sugli affari concernenti sì il commercio sì l'industria". Il vero capolavoro, da parte della Civiltà Cattolica, consisterà nel presentare la proposta di leggi speciali per gli ebrei, continuamente reiterata, come segno di dimostrazione del provvido amore della Chiesa verso gli ebrei stessi.
Devo ancora finire di leggere il libro, ed allora farò considerazioni più sofisticate; quello che vorrei però osservare è che la chiesa cattolica sta promuovendo nuovamente scompiglio nelle organizzazioni LGBTQIA, inducendole a denunciare come inesistente l'ideologia del gender (ed in questo hanno ragione) ed a denunciare ogni sforzo di abolire la differenza sessuale - e questa è cosa assai più complicata.

La mia scarsa dimestichezza con la filosofia mi impone di basarmi su sintesi come la voce Feminist Perspectives on the Body della Stanford Encyclopedia of Philosophy; e questa voce spiega chiaramente che "differenza sessuale" non vuol dire appiattire il genere sul sesso, perché anche Luce Irigaray, pur partendo dal dato corporeo, che rende per lei la donna irriducibile all'uomo, si rende perfettamente conto che questo dato viene assunto attraverso l'immaginazione e la cultura.

Il pensiero della differenza non abolisce il genere - semplicemente non concepisce che possa separarsi dal sesso, ed un sesso concepito in modo binario, con tutti gli inconvenienti del caso. Per esempio, le persone intersessuali, transessuali/transgender, genderqueer o comunque non binarie diventano inconcepibili.

Ed è stato notato da Anne Fausto Sterling che la divisione dell'umanità in due sessi è più culturale che biologica; Judith Butler ritiene il genere una "prestazione" che viene continuamente ripetuta fino a sembrare un dato naturale (e ne assume anche la forza, tant'è vero che la stessa Butler avverte che il genere non è un attributo che si può scegliere ogni giorno come un vestito, e che un soggetto privo di genere non riuscirebbe nemmeno a concepirsi), quindi non c'è motivo di ritenere che sessi e genere debbano essere due e due soltanto.

Mi sono ormai convinto che la divisione dell'umanità in sessi e generi è puramente convenzionale, ed in ogni caso di discutibile utilità pratica (ne riparlo poi).

Solo nel campo delle relazioni intime e delle cure mediche è indispensabile entrare in rapporto con il corpo delle persone - ma nessun medico e nessun amante si accontenterà di sapere che il proprio paziente od il proprio amato appartiene ad un sesso piuttosto che ad un altro, perché la clinica e l'amore esigono la personalizzazione del rapporto.

Non si può amare una persona solo dopo averne guardato il genere/sesso nei documenti, non si può curare una persona solo conoscendone il sesso anagrafico.

Negli altri rapporti sociali, quello che conta è tuttalpiù il genere, ovvero l'identità che si assume ed il ruolo che si ricopre. Ma quanto è importante il genere nella vita sociale? Poco o punto, perché anche la società ragiona sempre più personalizzando anziché categorizzando.

Ed incasellare le persone nel loro genere, e far collassare il genere nel sesso significa imporre alle persone un destino in base ad una caratteristica acquisita alla nascita, e magari legalmente immutabile. Che senso ha?

L'utilità pratica della divisione dell'umanità in sessi (come ho già ricordato, non ce ne sono solo due: esistono le persone intersessuali e transessuali, che in diversi modi smentiscono la dicotomia) si ha soltanto qualora si ritenga fondamentale sapere a priori se un rapporto sessuale fra due persone è potenzialmente fecondo; se si concepisce la società umana come un gregge di cui il pastore vuole massimizzare la fecondità (per avere una prole quantitativamente più abbondante e qualitativamente superiore), allora l'informazione è fondamentale.

Se si ritiene invece che tocchi agli individui scegliere i(l) propri(o) partner, e che in questa scelta sono tollerati i consigli, ma bandite le interferenze, allora l'informazione sul sesso biologico e l'identità di genere di una persona non è di interesse pubblico - va considerata un dato sensibile che solo il titolare può decidere se ed a chi rivelare.

Ma questo antibinarismo è troppo per molte persone. A cominciare da quello che accusò un serio libro di psicologia di essere ispirato all'"ideologia del gender" perché usava la rispettabile locuzione "identità di genere".

Quel signore vieterà all'elettricista di usare il cercafase mentre aggiusta l'impianto elettrico, e poi si lamenterà che in casa sua chi tocca una lampadina con le mani bagnate prende la scossa anche quando la lampada è spenta!

Raffaele Yona Ladu

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