sabato 6 agosto 2016

Risposta a due papi sulle persone trans



Il 2 Agosto 2016 il sommo pontefice Francesco 1°, nato Jorge Maria Bergoglio, ha tenuto un discorso ai vescovi polacchi a Cracovia, di cui riporto questo brano tratto da [1]:

(inizio)

Papa Francesco: (...) C’è tutta una riforma che si deve fare, a livello mondiale, su questo impegno, sull’accoglienza. Ma è comunque un aspetto relativo: assoluto è il cuore aperto ad accogliere. Questo è l’assoluto! Con la preghiera, l’intercessione, fare quello che io posso. Relativo è il modo in cui posso farlo: non tutti possono farlo nella stessa maniera. Ma il problema è mondiale! Lo sfruttamento del creato, e lo sfruttamento delle persone. Noi stiamo vivendo un momento di annientamento dell’uomo come immagine di Dio.

E qui vorrei concludere con questo aspetto, perché dietro a questo ci sono le ideologie. In Europa, in America, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche. E una di queste - lo dico chiaramente con “nome e cognome” - è il gender! Oggi ai bambini – ai bambini! – a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. E perché insegnano questo? Perché i libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi. Sono le colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da Paesi molto influenti. E questo è terribile. Parlando con Papa Benedetto, che sta bene e ha un pensiero chiaro, mi diceva: “Santità, questa è l’epoca del peccato contro Dio Creatore!”. E’ intelligente! Dio ha creato l’uomo e la donna; Dio ha creato il mondo così, così, così…, e noi stiamo facendo il contrario. Dio ci ha dato uno stato “incolto”, perché noi lo facessimo diventare cultura; e poi, con questa cultura, facciamo cose che ci riportano allo stato “incolto”! Quello che ha detto Papa Benedetto dobbiamo pensarlo: “E’ l’epoca del peccato contro Dio Creatore!”. E questo ci aiuterà.

(fine)

Questo brano è stato giustamente e ferocemente criticato.

Il fatto che in Argentina, Danimarca, Malta, ed in altri paesi del mondo (troppo pochi, secondo me) sia possibile cambiare genere anagrafico semplicemente con una dichiarazione davanti ad un notaio o pubblico ufficiale competente, senza bisogno non dico di trattamenti medico/chirurgici, ma neppure di certificazione medica, non significa che ad una persona possa venire in mente di farlo solo perché le hanno spiegato a scuola che questo è legalmente possibile.

E tutti conoscono la storia di David Reimer, a cui fu imposta un'identità di genere che non gli si addiceva, e che finì con il togliersi la vita.

E chiunque abbia avuto la pazienza di leggersi Judith Butler sa che non solo lei conosce la storia di David Reimer, ma avverte anche che il genere non è un abito che una persona può scegliere di indossare la mattina, perché senza genere il soggetto non riesce nemmeno a costituirsi.

L'"ideologia del genere" contro cui tuona Francesco 1° esiste soltanto nella mente di Benedetto 16°, che ha bisogno di un avversario dialettico per la sua metafisica, che si basa su una lettura pedestre e storicamente determinata di Genesi 1:27: "Maschio e femmina li creò".

Pedestre, perché non esistono corpi completamente maschili e completamente femminili - anche trascurando il caso degli intersessuali, già il pensare che anche gli uomini hanno le mammelle dovrebbe insegnare che la dicotomia maschio/femmina proposta da codesta lettura non ha riscontro nella realtà.

L'esegesi ebraica in questo caso insegna che il brano va interpretato in senso metaforico; alcuni rabbini riformati (di ogni genere, non solo maschile) lo interpretano ricorrendo alla figura del "merismo".

Ovvero, allo stesso modo in cui nella Genesi il parlare del giorno e della notte non esclude che nella giornata si susseguano anche il crepuscolo e l'aurora, il mezzogiorno e la mezzanotte, così il parlare della perfetta mascolinità e della perfetta femminilità non impedisce che esistano tutte le gradazioni intermedie, tutte previste e lecite.

Nel Talmud ci sono, oltre ai due generi "maschio" e "femmina", altri quattro generi ("saris = eunuco maschio", "aylonit = eunuco femmina", "tumtum = persona senza organi genitali evidenti", "androgynos = persona con organi genitali di più di un sesso") e da venti secoli circa i rabbini si affaticano a capirne le peculiarità, ovvero fino a che punto si possono ricondurre i quattro generi supplementari ai due generi primari, in termini di diritti e doveri religiosi. 

E gli ebrei non ortodossi (riformati, conservatori, ricostruzionisti, umanisti, rinnovatori - e sicuramente ci sono altre correnti che ignoro) ordinano tranquillamente rabbin* intersessuali, transessuali e transgender (nonché omosessuali e bisessuali), non trovando nella loro condizione alcun contrasto con le norme bibliche o comunque religiose.

La lettura dei due papi di Genesi 1:27 è storicamente determinata: l'ossessione per il binarismo dei generi nasce nel 19° Secolo EV, ed infatti il primo commentatore ebreo che condividerebbe codesta lettura credo sia stato rav Samson Raphael Hirsch (1808-1898 EV), che nel suo commento al Pentateuco (1867-1878 EV) scrisse che, sebbene tutti gli esseri viventi siano stati creati maschio e femmina (si è sbagliato, lo sappiamo), soltanto nel caso dell'essere umano lo si era voluto esplicitare, per rimarcare che essi erano stati creati a Sua immagine.

Un po' strano che una cosa che doveva essere evidente fin dal 5° Secolo AEV (periodo in cui era attiva a Babilonia la Fonte Sacerdotale, a cui si attribuisce comunemente quel brano) sia stata notata solo 24 secoli dopo! Rav Hirsch, come tutti gli esegeti, non poteva non porre al testo biblico gli interrogativi della società in cui viveva, ma non si era reso conto di quanto fossero figli della sua epoca.

L'identità di genere non è necessariamente coincidente con il sesso biologico; quando c'è una discrepanza che si fa? Insistere che una persona faccia di tutto per farle coincidere (è il messaggio più volte ripetuto da Francesco 1° e da Benedetto 16°) non solo è completamente inutile (non si può cambiare identità di genere), ma è anche profondamente ingiusto.

È fin troppo facile paragonare il cissessismo (così si chiama tecnicamente quello che esigono i due papi) al razzismo (la razza predetermina irreversibilmente quello che una persona può fare) ed al classismo (la classe sociale dei genitori predetermina altrettanto irreversibilmente quello che una persona può fare); inoltre il cissessismo presuppone il sessismo vero e proprio: non avrebbe senso pretendere che una persona mantenga la propria identità di genere coincidente con il sesso biologico, se ai sessi biologici non fossero attribuiti diritti e doveri diversi. L'attacco alle persone transgender implica un attacco alle donne ed alle loro conquiste.

L'essenza della modernità è il promettere ad ogni individuo che sarà il frutto delle proprie scelte, non delle scelte altrui, o di circostanze che non ha scelto; la postmodernità nasce dalla constatazione che esistono vincoli insopprimibili - ma quello che propongono i due papi è assolutamente premoderno, e c'è da chiedersi se sia anche coerente con il cristianesimo.

L'ebraismo dei tempi di Gesù aveva numerose preclusioni (in parte mantenute dall'ebraismo ortodosso anche oggi): per esempio, non si poteva officiare un sacrificio se non si era discendenti maschi di Aronne; non si poteva aiutare nel culto se non si era discendenti maschi di Levi; le donne erano escluse da buona parte del Tempio e del rituale, e durante il ciclo mestruale le esclusioni a loro danno crescevano.

Il messaggio di Gesù non si rivolgeva solo agli ebrei che i farisei guardavano dall'alto in basso perché inadeguati secondo i loro standard (standard che, in teoria, chiunque avrebbe potuto rispettare), ma infrangeva tutte le esclusioni - nazionali, di genere, e pure di orientamento sessuale [diremmo oggi - v. Luca 7:1-10] - su cui gli individui non avevano alcun controllo.

Logico corollario è il versetto di Galati 3:28: "Non c'è infatti né giudeo né greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina - tutti quanti voi siete infatti una cosa sola in Cristo Gesù". La modernità si manifesta come la versione secolarizzata di questo messaggio, che ha influenzato profondamente anche altre religioni, tra cui l'ebraismo.

Una cosa estremamente preoccupante del discorso papale è questa: il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica tre canoni (§§2357-2359 - vedi [2]) all'omosessualità, nulla alla transessualità ed al transgenderismo.

Per quanto siano insoddisfacenti, anzi, retrivi, i canoni sull'omosessualità, essi rappresentano comunque un riconoscimento di una realtà insopprimibile; le persone trans non recitano invece alcun ruolo nella chiesa cattolica come prevista da quel catechismo.

Il rischio è le associazioni di omosessuali cattolici (ci sono, anche se menano una vita tra il passabile ed il gramo) si sentano indotte a "gettare sotto l'autobus" le persone trans per guadagnare in rispettabilità.

Ci sono già conflitti di priorità tra persone omosessuali e persone trans - per esempio, mentre gli omosessuali si affannavano per avere il matrimonio egualitario, o perlomeno le unioni civili, le persone trans avrebbero voluto invece una legislazione per il cambio di sesso anagrafico simile a quella argentina o maltese. Una volta ci ho dovuto pensare, e mi sono convinto che era più urgente la rivendicazione delle persone trans - non potersi sposare è grave, dover subire umilianti visite mediche, costosi processi, trattamenti ormonali con effetti collaterali non trascurabili, ed operazioni mutilanti che spesso riescono assai male, è mostruoso.

E mi è già capitato di assistere ad una lite su Facebook tra uno stimabilissimo cattolico gay ed un'altrettanto stimabile persona transgender, in quanto il primo accusava il secondo di dare esca alle polemiche vaticane sull'"ideologia del gender".

Per fortuna, buona parte delle associazioni di omosessuali cattolici ha reagito invitando il papa regnante a non ascoltare solo il papa emerito. Spero che continui così.

Raffaele Yona Ladu

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