lunedì 3 ottobre 2016

Trans 101 per Jorge Mario Bergoglio










Ho scritto, in qualità di vicepresidente di Lieviti, l'articolo [1], e l'articolo [2] mostra un papa che sembra voler correggere il tiro sull'argomento, guadagnandosi l'approvazione solo parziale dei cattolici LGBT che si riconoscono in [3].

Io non vedo motivo di correggere quello che ho scritto in [1], ed intendo invece spiegare perché è pericoloso seguire i consigli del papa, se si hanno dei figli.

Leggiamo questo brano di [2]:
Un padre francese mi raccontava del figlio di dieci anni: alla domanda "cosa vuoi fare da grande" ha risposto: la ragazza! Il padre si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria gender, e questo è contro le cose naturali.
Allora, visto che sono sia genderqueer che Asperger, credo di poter parlare di queste cose sulla base della mia esperienza, che mi porta a confermare quello che l'autrice di [4] dice a pagina 10 del documento:
Ma più comune è il crossdresser che è sotto stress estremo, ha una grave perdita nella sua vita, e fugge temporaneamente nella femminilità. È lì che è abituato a recarsi per la consolazione, e la protezione dal male che gli può essere fatto accidentalmente [safety] o deliberatamente [security], ed allora comincia a pensare di essere transessuale, ma quello che accade nel tempo durante una psicoterapia, anzi, semplicemente con il passare del tempo, se la spinta è davvero una spinta che viene da dentro, è che alla fine si rende conto che è fondamentalmente un crossdresser. Perciò, se sei un crossdresser, una cosa a cui devi badare se scopri che ti stai muovendo verso il femminile, è verificare quanto stress stai affrontando; vedere se hai avuto delle esperienze che potrebbero spingerti a voler fuggire in quest'altra identità.
Lin Fraser è una psicoanalista junghiana di San Francisco, CA, USA, che dal 1971 si occupa anche di persone trans, e tenta una riscrittura della psicologia ("dottrina dell'anima") junghiana che sia inclusiva delle persone LGBTQIA+; l'articolo è del 1990, ma il brano citato spiega bene la mia esperienza e per questo lo propongo.

Il brano parla di adulti, ma non escludo che ci siano bambin* che abbiano lo stesso problema; perciò il genitore che nota disforia di genere nel* propri* figli* non deve chiedersi se qualcuno ha detto al* figli* che è possibile cambiare genere anagrafico; deve cominciare con il chiedersi se il/la figli* non stia affrontando uno stress superiore alle sue possibilità, e se una qualche esperienza dolorosa (e magari ricorrente) non sia diventata l'innesco [trigger] di questa disforia.

In quest'indagine occorre partire dal presupposto che l'esperienza del* figli* è genuina, ma occorre capire che cosa la causa, ed intervenire in un modo che giovi a l*i qualunque sia l'esito di questa disforia - indagare e rimuovere lo stress insostenibile è positivo in ogni caso.

Non è quello che propone un'organizzazione transfobica (nonchè omofobica e bifobica) come l'autrice di [5], un articolo dell'agosto 2016 di cui vi riporto un brano significativo:
La letteratura che riguarda l'eziologia ed il trattamento psicoterapeutico della disforia di genere nell'infanzia si basa grandemente sugli studi dei casi clinici. Questi studi suggeriscono che il rinforzo sociale, la psicopatologia genitoriale, le dinamiche familiari ed il contagio sociale favorito dai media generalisti e dai social, tutte queste cose contribuiscono allo sviluppo e/o alla persistenza della disforia di genere in alcuni bambini vulnerabili. Potrebbero esserci anche ulteriori fattori aggiuntivi ancora non riconosciuti.
Quali studi consentano di psicopatologizzare i genitori (???) oppure di attribuire alla società un'atteggiamento eccessivamente positivo (!!!) verso le persone trans l'articolo non lo dice (e sì che non mancano le note a piè di pagina!) - quello che è chiaro è che la disforia di genere viene ritenuta una cosa che non è propria del* bambin*, ma gli/le viene imposta da un ambiente sociale malsano e (a continuare la lettura dell'articolo) da una famiglia malata o che non segue i consigli degli autori.

L'esperienza che il/la bambin* vive viene trattata con meno serietà di un raffreddore, e questa non è la ricetta per curare la disforia di genere, ma per perpetuare ed aggravare lo stress del* bambin*, con le conseguenze paradossali che ho già spiegato. Mi è già capitato nella vita adulta, e non voglio che accada ad altri.

Inoltre, l'unica condizione medica (anzi, famiglia di condizioni mediche) che gli autori di [5] prendono in considerazione come possibile causa di disforia di genere è l'intersessualità - e per un motivo molto semplice: nella loro concezione della natura umana, il genere è allineato al sesso, e solo un disturbo nello sviluppo sessuale può essere per loro causa plausibile di genuina disforia di genere.

Eppure si è notato (dal 2004 almeno, a giudicare da [6]) che almeno un'altra condizione medica (neurologica, per la precisione), che non ha niente a che fare con l'intersessualità, può avere per sintomo la disforia di genere: la Sindrome di Asperger, quella di cui sono orgoglioso ad onta di tutti gli inconvenienti che mi procura.

È vero che gli studi citati in [8] ed [9] devono essere replicati ed approfonditi prima di confermarne i  risultati, ma ho cominciato a sospettare di avere la Sindrome di Asperger (poi ufficialmente diagnosticata - vedi [7]) proprio indagando sulla mia personale disforia di genere, e questo rende perfettamente credibile ai miei occhi ciò che afferma [9]: il 25% de* bambin* con disforia di genere potrebbe soffrire di Sindrome di Asperger.

I motivi per cui accade sono oggetto di supposizione: la psicologa che mi ha diagnosticato rammenta che gli Asperger imitano inconsapevolmente le persone che amano, e chi ama una lesbica può cominciare perciò a comportarsi come una lesbica; io faccio notare che le persone con la Sindrome di Asperger sono molto sensibili, vengono quasi sempre ferocemente bullizzate, e gestiscono malissimo lo stress - perciò almeno alcuni di loro potrebbero ricadere nel caso del "crossdresser ultrastressato".

Dalla Sindrome di Asperger non si guarisce, essa nuoce ai rapporti sociali, ed a molti pazienti (non a me) rende molto difficile od impossibile la guida di un veicolo stradale (perché guidare richiede saper prevedere il comportamento degli altri utenti della strada, cosa in cui gli Aspie sono alquanto deficitari); ma una diagnosi precoce aiuta il/la paziente a gestire meglio la propria condizione.

Non fa quindi un favore Jorge Mario Bergoglio a* bambin* che hanno disforia di genere ed ai loro genitori dandone la colpa alla cosiddetta "teoria del gender". Queste parole servono solo a ritardare una diagnosi efficace e ad aumentare la sofferenza.

E se un* bambin* non è nè stressat* nè Aspie, e la sua disforia di genere risulta "idiopatica"? O, anche se si può identificarne un "innesco", essa ha comunque assunto vita propria e l'identità di genere del* bimb* non coincide (più) col genere anagrafico? Se ne prende atto e l* si fa seguire da un'équipe che l* aiuti a trovare la soluzione migliore per l*i - ma il presupposto è sempre che l'esperienza è genuina e proviene dal paziente.

Jorge Mario Bergoglio dice in [2]:
Nella mia vita di sacerdote, di vescovo e di Papa io ho accompagnato persone con tendenze e anche pratiche omosessuali. Li ho avvicinati al Signore e mai li ho abbandonati. Le persone si devono accompagnare, come faceva Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriverà davanti a Gesù, lui sicuramente non dirà: vattene via perché sei omosessuale. 
(...) 
L'anno scorso ho ricevuto la lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia. Ha sofferto tanto perché lui si sentiva un ragazzo ma era fisicamente una ragazza. Ha raccontato alla mamma che avrebbe voluto operarsi e lei gli ha chiesto di non farlo finché era viva. Quando è morta, lui si è fatto l'intervento. È andato dal vescovo che lo ha accompagnato tanto, era un bravo vescovo. Poi ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto che per lui sarebbe stata una consolazione venire da me con la sua sposa. Lui che era lei ma è lui. Li ho ricevuti, erano contenti. Capito? La vita è vita, le cose si devono prendere come vengono. Il peccato è peccato, ci sono le tendenze, gli squilibri ormonali, esistono tanti problemi. Ma in ogni caso bisogna accogliere, accompagnare, studiare, discernere e integrare. È un problema umano, e si deve risolvere come si può, sempre con la misericordia di Dio.
Ritengo insufficienti i gesti del papa; in ogni caso, sembra che non ci siano persone trans dichiarate nella Cura romana capaci di dirgli: "Santità, la nostra condizione non è come Lei la descrive. Il 'pentalogo' dell''accogliere, accompagnare, studiare, discernere, integrare' non è applicato fino in fondo".

Raffaele Yona Ladu
Orgogliosamente ebre* ed Aspie
Dottore in Psicologia Generale e Sperimentale

1 commento:

  1. Ah, ma... allora, quella psicologa diceva sul serio! Faticavo a vederti nel ruolo di "un* che ha avuto disturbi dello sviluppo". Se non me l'avessi confermato tu, non ci avrei mai creduto. Di "sindrome di Asperger" ho sentito parlare solo in questi giorni, sul tuo blog, e sto cercando di vederci chiaro googolando...

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