sabato 5 settembre 2015

Neged/Contra Edith Stein


Devo abbozzare qui una critica alla concezione della donna di Edith Stein (1891-1942).

Non sarebbe necessario precisarlo, ma, poiché molti ebrei hanno reagito assai male alla beatificazione e canonizzazione di lei, convertitasi dall'ebraismo al cattolicesimo, entrata nel Carmelo scalzo, e poi morta ad Auschwitz perché per i nazisti un ebreo non poteva smettere di esserlo, ritengo opportuno affermare che io cerco solo di confutare le sue idee, non di mettere in discussione la sua vita.

La pulce nell'orecchio me l'aveva messa il libro che ho recensito in [0], ed in effetti in [1] ho trovato diversi brani che studiano la possibilità di definire la specie dell'anima femminile.

Che cosa implichi questo programma lo spiega la sua opera Problemi dell'educazione della donna, pubblicata nel 1932, riportata nel libro [1], e della quale vi riporto il brano che mi sembra più significativo (pp. 184-185 della mia edizione):
Ho già parlato della specie donna (*). Con specie dobbiamo intendere qualcosa di fisso, che non può mutare. La filosofia tomista usa in questo caso anche l'espressione forma, e intende la forma intima che condiziona la struttura di una cosa. Il tipo non è immutabile nello stesso identico senso della specie. Infatti un individuo può passare da un tipo all'altro; ciò avviene per esempio nel processo evolutivo, in cui l'individuo passa dal tipo-fanciullo al tipo-giovane, ed infine raggiunge il tipo dell'uomo maturo. Ma questo sviluppo gli è imposto proprio da una forma interiore. Il fanciullo può anche mutare il proprio tipo se passa da una classe a un'altra (se si trova cioè tra altri fanciulli) o se, strappato dalla sua famiglia, viene posto in un'altra. Questi mutamenti si attribuiscono all'influsso dell'ambiente. Ma dove si tratta di una forma interiore, tali influssi si arrestano. La forma interiore o specie, perciò, determina un arco, entro il quale i tipi possono variare. 
È ben chiaro dunque che il problema della specie donna è principio e fondamento di ogni problema femminile. Se esiste realmente questa specie, essa non potrà essere cambiata da nessun mutamento delle condizioni di vita, dei rapporti economici e culturali, e dell'attività propria. Se non vi è questa specie, si deve ritenere che l'uomo e la donna sono distinti tra di loro solo come tipi, e non come specie; per cui, dati particolari condizionamenti, è possibile il passaggio da un tipo all'altro. Ciò non è tanto assurdo come può apparire al primo istante. Si opinava una volta che le distinzioni corporee fossero fisse e stabili, quelle dell'anima invece fossero indefinite e variabili. Ma proprio contro la fissità delle distinzioni corporee si possono addurre certi dati di fatto, come le forme di androginismo e di mutamento di sesso. 
(*) Nel manoscritto è qui inserita la seguente frase, depennata dall'autrice: "(Il modo comune di parlare distingue certo tra genere maschile e femminile. Ma vi è il problema se genere in questo senso e genere nel senso proprio della logica abbiano lo stesso significato. Non vorrei però appesantire la nostra ricerca con questo problema)".
Qui il pensiero di Edith Stein cozza contro quello di Tommaso d'Aquino, il quale (come ho riportato in [0]) negava che uomini e donne fossero specie distinte, perché questo avrebbe implicato attribuire loro essenze distinte - cosa confutata appunto da Tommaso d'Aquino.

Ed ammettere che non tutti gli esseri umani abbiano la medesima essenza può essere sembrato ad Edith Stein un grande progresso, rispetto al forzare le donne a conformarsi ad un modello maschile, ed a rimproverarle perché non ci riuscivano, ma già quindici secoli prima di lei ci si era resi conto di quanto fosse pericoloso.

In [0] ho riassunto una breve frase del Talmud ([2]), ma ora ve ne riporto una citazione più ampia e fedele (in corsivo le due risposte che più mi interessano):
I nostri maestri hanno insegnato: "L'uomo fu creato solo" [23]. E perché mai? Perché i Sadducei [24] non potessero dire: "Ci sono molte potenze a dirigere il Cielo". Un'altra risposta è: "Per il bene dei giusti e dei malvagi, perché i giusti non potessero dire: 'Il nostro è un retaggio giusto' [25] ed i malvagi non potessero dire: 'Il nostro è un retaggio malvagio' [26]". Un'altra risposta è: "Per il bene delle [diverse] famiglie, perché non si mettessero a litigare l'una con l'altra [27]. Se ora, che ne è stata [in origine] creata una sola [28], loro litigano, figuriamoci se ne fossero state create due!" [29] Un'altra risposta è: "A causa dei rapinatori e dei saccheggiatori; ovvero, se ora, che ne era stato creato in origine uno solo, la gente rapina e saccheggia, figuriamoci se ne fossero stati creati due." [30]

INOLTRE, PER PROCLAMARE LA GRANDEZZA DI ecc. I nostri maestri hanno insegnato: [La creazione del primo uomo da solo] doveva mostrare la grandezza del Supremo Re dei re, il Santo, benedetto Egli sia. Perché se un uomo conia tante monete da un solo stampo, tutte le monete sono uguali, ma il Santo, benedetto Egli sia, ha foggiato tutti gli uomini con lo stampo del primo uomo, e non ce n'è uno uguale all'altro, dacché è scritto: 'La terra si trasfigura come creta sotto il sigillo / e appare come vestita di un ricco manto'. [31]" E perché i visi degli uomini non sono uguali? - Perché un uomo non vedesse una bella casa, od una bella donna e dicesse: "È mia, perché sta scritto: 'i malfattori sono privati della luce loro, / e il braccio, alzato già, è spezzato'. [32]" 

Hanno insegnato: Rav Meir diceva: "In tre cose l'uomo differisce dal suo prossimo: nella voce, nell'aspetto e nella mente [cioè nei pensieri]. 'Nella voce e nell'aspetto', per prevenire l'impudicizia; [33], 'nella mente', a causa dei ladri e dei rapinatori. [34]"  
Note: 
23. Cioè, fu creato un uomo solo.
24. Molte antiche versioni qui ed in diversi altri luoghi seguenti hanno "Minim" [Nota di RYL: letteralmente significa "eretici", e spesso si sospetta che si tratti dei cristiani]. La parola "Sadducei" ce la devono avere infilata i censori.
25. E perciò non siamo obbligati a sfuggire alle tentazioni.
26. E perciò non siamo capaci di resistere alle tentazioni.
27. A proposito della superiorità dei loro rispettivi lignaggi.
28. Cioè, quando discendono tutti dallo stesso padre.
29. Cioè, se provenissero da diversi ceppi.
30. In questo caso qualcuno potrebbe sostenere che la terra in origine apparteneva al suo primo antenato.
31. Giobbe 38:14.
32. Giobbe 38:15; "la luce loro" = il loro viso, cioè non è uguale a quello del loro prossimo; "il braccio alzato già" = la scusa per atti prevaricatori.
33. Perché non si confondessero i sessi, né alla luce né al buio.
34. A cui non si possono affidare i segreti degli altri.
I rabbini qui non parlano di essenza, anche se probabilmente non erano digiuni di filosofia greca, ma di genealogia: tutte le persone condividono l'essenza del loro capostipite; e se i capostipiti fossero stati più di uno, ognuno avrebbe rivendicato di essere di essenza migliore degli altri.

Considerato quello che si diceva degli ebrei, prima e dai nazisti, possiamo dire che i chaza"l (gli autori della letteratura rabbinica) sono stati profetici, non solo preveggenti.

Nel 1966 il naturalista Konrad Lorenz, che pure aveva simpatizzato per i nazisti, coniò il termine "pseudo-speciazione" (attualmente si preferisce parlare di "etnocentrismo"), ispirandosi ad un'idea dello psicologo (figlio di madre ebrea) Erik H. Erikson, per indicare la tendenza dell'uomo a ritenere una parte dei propri simili di specie diversa dalla propria, con il rischio di trattarli quindi come se non fossero il proprio prossimo.

Nel 1973 Lorenz pubblicò il libro [3], in cui scriveva (corsivi dell'autore, sottolineature mie):
C'è tuttavia un lato gravemente negativo: la pseudo-speciazione è causa di guerre. La coesione del gruppo creata dal rispetto delle norme sociali specifiche del gruppo e dai suoi riti, è inseparabilmente congiunta al disprezzo e perfino all'odio del gruppo rivale simile. Se la divergenza dello sviluppo culturale è stata portata abbastanza avanti, porta inevitabilmente alla sfortunata conseguenza che un gruppo non considera l'altro del tutto umano. In molte tribù primitive il nome della propria tribù è sinonimo di Uomo - e da questo punto di vista non si può più considerare cannibalismo il mangiare i guerrieri caduti della tribù nemica! La pseudo-speciazione sopprime il meccanismo istintivo che normalmente impedisce l'uccisione di membri della stessa specie, mentre, diabolicamente, non impedisce affatto l'aggressione intraspecifica.
Gli studiosi dell'Olocausto e di altri genocidi (io conosco soprattutto l'ungherese emigrato in America Erwin Staub) non amano citare Lorenz, ma hanno detto comunque che passaggio fondamentale per un genocidio è la deumanizzazione delle persone da vittimizzare e sterminare - se non vengono più riconosciute come appartenenti alla nostra medesima specie, si può far loro quello che si vuole senza riguardo né rimorso.

Edith Stein ha "pseudo-speciato" le donne dagli uomini, senza sapere che un'operazione simile, seppur con diversi presupposti e ben maggior rozzezza, la stava svolgendo chi l'avrebbe mandata al forno.

La sua metafisica le avrebbe permesso di distinguere i generi delle anime facendone dei "tipi" e non delle "specie", ma ha esplicitamente rifiutato di farlo, e sebbene lei sapesse (ha commentato il De Veritate di Tommaso d'Aquino, e lo cita spesso) di porsi contro il Dottor Angelico, non si è chiesta se lui non la sapesse più lunga.

Lei dice di essersi ispirata nel suo pensiero all'opera di una suora cattolica, Suor Thoma Angelica, che voleva anch'ella che la donna venisse riconosciuta (ontologicamente, non biologicamente) di specie distinta dall'uomo, ma io ho il sospetto che lei sia stata ispirata da una Qabbalah maldigerita.

La Qabbalah è un insieme di dottrine interessanti, che però vanno vagliate attentamente. Mi scorrerò la biografia di Edith Stein [4], per capire se ha ricevuto influenze cabalistiche, ma l'opera teatrale [5], che immagina che Teresa d'Avila avesse ricevuto tra le sue novizie una convertita dall'ebraismo chiamata Alma de Leòn [Mosé de Leòn è l'autore dello Zohar, secondo il compianto Gershom Scholem], esplicitamente ispirata ad Edith Stein, presume che la Qabbalah avesse davvero lasciato la sua impronta sulla giovane filosofa.

Cominciamo con il citare Gershom Scholem, che nella voce Kabbalah dell'Encyclopedia Judaica [6] scrisse (corsivi dell'autore, sottolineature mie):
I diversi strati dello Zohar riflettono le varie dottrine psicologiche verso cui inclinava il suo autore in diversi momenti. Nel Midrash ha-Ne'elam c'è tuttora un chiaro debito verso la psicologia della scuola di Maimonide, con la sua dottrina dell'"intelletto acquisito", che si attiva nell'uomo attraverso la sua ricerca della Torah e dei suoi comandamenti, e che esso solo ha il potere di dargli l'immortalità dell'anima. Inseme con questo, però, troviamo la caratteristica divisione aristotelica dell'anima, pur senza l'identificazione con nefesh, ru'aḥ, e neshamah, ed in collegamento con diverse funzioni che sono peculiari al solo Mosé de Leon. Pertanto, ad esempio, troviamo una distinzione tra l'"anima parlante" (ha-nefesh ha-medabberet) e l'"anima razionale" (ha-nefesh ha-sikhlit), e solo quest'ultima ha i poteri soprannaturali che possono portare l'uomo alla perfezione, e che è identica con l'anima vera, o neshamah. In effetti, la facoltà chiamata nefesh comprende tutte le tre forze, l'animale, la vegetativa e la cognitiva (medabber), che compongono la totalità psicofisica dell'uomo. La neshamah, di contro, è una forza che si preoccupa solo della conoscenza mistica, mentre la ru'ah rappresenta uno stadio intermedio che implica la capacità etica di distinguere il bene dal male. Ma la neshamah stessa, d'altro canto, in virtù dell'essere "una parte di Dio lassù", è capace di compiere solo il bene. Qui non è possibile parlare di un approccio coerente: dei motivi puramente religiosi si alternano liberamente con motivi filosofici, una confusione che si estende alla relazione tra la consapevolezza intellettuale e la neshamah stessa. In alcuni punti l'autore, che esprime le sue opinioni attraverso le bocche di vari saggi rabbinici, perfino abbandona del tutto la divisione tripartita dell'anima a favore di una duplice distinzione tra l'anima vitale (ha-nefesh ha-ḥayyah) e la neshamah. Nel corpo principale dello Zohar queste opinioni divergenti sono consolidate in una posizione in qualche modo unificata in cui predominano i motivi religiosi sui tradizionali motivi filosofici e psicologici. Qui emerge una contraddizione fondamentale tra la credenza che l'anima sia universalmente la stessa per l'umanità intera, ed un'altra, un doppio standard per cui l'anima dell'ebreo e quella del gentile sono dissimili. I cabalisti di Gerona conoscevano solo la prima dottrina, cioé dell'anima che è universalmente condivisa da tutti i discendenti di Adamo, ed è nel corpo principale dello Zohar che leggiamo per la prima volta di una duplice benché corrispondente divisione delle anime in non-ebree ed ebree. Il primo gruppo ha la sua origine nell'"altro lato", o sitra aḥra, il secondo nel "lato santo", o sitra di-kedusha. L'interesse dello Zohar è quasi interamente limitato alla struttura psichica dell'ebreo. Nella Kabbalah successiva, specialmente nelle opere di Ḥayyim Vital, si dà enorme enfasi a questa dualità tra l"anima divina" (ha-nefesh ha-elohut) e l'"anima naturale" (ha-nefesh ha-tiv'it).
La pseudo-speciazione comincia nello Zohar, e temo che Edith Stein, pur non avendolo mai studiato, ne abbia assimilato la concezione (ripetuta ahinoi in moltissima letteratura successiva, sia dotta che divulgativa) in famiglia.

Se si parte dal presupposto che ebrei e gentili abbiano anime essenzialmente diverse, non ci vuol niente a pensare che anche uomini e donne abbiano anime essenzialmente diverse - lo Zohar afferma anche questo (vedi [7]), ma Edith Stein riesce a fare di questa dottrina una versione meno interessante perché meno duttile.

Intanto, come avevo già riferito in [7] la Qabbalah ammette la possibilità che il genere dell'anima ed il sesso del suo corpo divergano - condizione che non viene raccomandata perché provoca sterilità, e viene ritenuta da Hayyim Vital punizione di trasgressioni sessuali compiute nella precedente incarnazione.

La metafisica di Edith Stein non è compatibile con questa dottrina cabalistica, perché per tal metafisica "anima forma corporis = l'anima è la forma del corpo", per cui se l'anima ha un genere essenziale, il corpo deve per forza nascere con il sesso corrispondente.

E le complicate forme di reincarnazione previste dalla Qabbalah, in cui più anime possono abitare il medesimo corpo (il termine tecnico è "vestirsi del"), entrando ed uscendo anche durante la vita della persona, sono incompatibili con l'aristotelismo, perché, se l'anima è l'essenza della persona, questa cambierebbe essenza durante la propria vita, e si troverebbe ad avere spesso più di un'essenza, cose assolutamente non previste dalla metafisica aristotelica.

Conciliare la reincarnazione cabalistica con la metafisica aristotelica impone di modificare quest'ultima radicalmente; ma l'altra difficoltà si risolve facilmente ammettendo che, se le anime hanno un genere, esso è un "tipo" e non una "specie", e non tocca l'essenza dell'anima, del corpo, della persona.

Un sistema cabalistico che fa questo lo trovate in [8] - traduciamo:
(...) 
D: Che differenza c'è tra le anime maschili e femminili? 
R: Indipendentemente dal corpo fisico nel nostro mondo, le anime maschili e femminili sono due tipi di parti delle anime che compongono il Partzuf [NdRYL: letteralmente "volto"; ma anche "configurazione" - e talvolta viene tradotto con "persona" od "ipostasi", con un significato affine a quello di questi termini nella dottrina cristiana della Trinità; tutto questo mi fa pensare che la miglior traduzione di Partzuf sia "profilo"] spirituale, dette anche la "destra" e la "sinistra" del Partzuf. Un cabalista che salga per la scala spirituale passa alternativamente per la parte maschile del vaso e per quella femminile. Pertanto in un momento il cabalista ha un'anima maschile, ed in un altro momento ha un'anima femminile.
Un esempio di ciò è l'anima dell'Uomo Primordiale. Si frantumò in 600.000 pezzi, e poi in molti e molti di più. Però, il contenuto del Partzuf originale si mantiene in ognuno di essi, facendo di ogni pezzo un minuscolo Partzuf a sé stante. Tutti gli attributi e le forze dell'intera creazione che erano concentrati nel primo Partzuf spirituale ora esistono in ogni sua minuscola scintilla.
Queste scintille sono chiamate le "anime" delle persone. Ognuna ha la sua propria origine nel Primo Uomo, ed ognuna viene da una diversa Sefirah o sub-Sefirah all'interno delle dieci Sefirot dell'Uomo Primordiale. Queste anime si dividono in anime maschili e femminili, e si vestono con il corrispondente organismo corporeo. 
Siamo nati con un solo compito. Le nostre caratteristiche animali e corporee non cambiano, mentre i nostri attributi interni e spirituali cambiano a seconda delle nostre correzioni. Perciò, una donna può sperimentare situazioni spirituali maschili, ma all'esterno, il suo corpo, che è il vestito di questo mondo, rimarrà di una donna.
Ma nel mondo spirituale, però, l'anima sperimenta correzioni sia nella sua parte femminile che nella sua parte maschile. Nel nostro mondo, il corpo è fisso e conserva il suo genere - maschile o femminile.
Ad una prima lettura, sembra che la Qabbalah preveda che le anime abbiano un genere (e di tipo binario - maschile o femminile), ma si guardi bene dall'essenzializzarlo - nel sistema cabalistico di Michael Laitman, il genere muterebbe addirittura a seconda delle situazioni spirituali che si debbono affrontare, ed un'ascesa spirituale imporrebbe numerosi mutamenti di genere animico.

Leggendo però anche la pagina [9] del medesimo sito che vi riporto qui:
D: Cos'è l'oggetto spirituale chiamato "anima"?
R: Lo Zohar scrive della relazione tra tutti i cinque Partzufim del mondo di Atzilut, che è il mondo che governa la realtà. Dice: “Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre” (Genesi 2:24), intendendo dire che l'anima diverrà indipendente da sua madre e suo padre, raggiungerà la completezza e l'accoppiamento indipendente con Malchut, per unirsi con il Creatore, e creare nuovi Partzufim – anime corrette.
Un'anima è il Partzuf di Malchut del mondo di Atzilut. Zeir Anpin, il Creatore, è suo marito. Il Partzuf di Abba VeIma – Hochma e Bina – fornisce all'anima tutto quello che le serve.
sembra opportuna una diversa lettura: l'anima è un Partzuf, ed i Partzufim sono androgini - ma non sono capaci di autofecondazione.

Essi devono unirsi al Creatore per generare ulteriori Partzufim - ma tutti i Partzufim svolgono il medesimo ruolo nei confronti del Creatore in quest'unione, quindi non possono essere differenziati in base al genere.

Anche nella mistica cristiana si parla volentieri dell'unione dell'anima con Dio, ed in tutte le descrizioni Dio viene paragonato ad un uomo e l'anima alla sua donna - ma questo significa che nemmeno per la mistica cristiana l'anima ha un genere essenziale, altrimenti diverso sarebbe il rapporto che Dio ha con i mistici e le mistiche.

Una filosofa convertitasi al cattolicesimo dopo aver letto l'autobiografia della grande mistica Teresa di Gesù avrebbe dovuto rendersene conto. Un militante LGBTQIA+ come me provvisoriamente descriverebbe Dio come "attivo" e l'anima come "passiva", ma è solo un artificio lessicale per indicare una distinzione dei ruoli nel rapporto che trascende quella dei generi. Quando avrò studiato meglio, rivedrò quello che ho appena scritto.

Tornando alla Qabbalah, la lettura che propongo del sistema di Michael Laitman è che i Partzufim sono appunto androgini, ma quelli detti "anime" possono esprimere un genere maschile oppure femminile a seconda delle circostanze.

La scelta che fanno al momento di "vestirsi" di un corpo è definitiva (gli autori trascurano i casi di intersessualità e transessualità, ma nel contesto sembra un'omissione facilmente rimediabile), ma nella vita spirituale le circostanze impongono di cambiare spesso il genere da esprimere - perché le parti maschile e femminile dell'anima vanno corrette alternativamente, ed il genere che non viene espresso, ma rimane latente, non può interagire né essere corretto.

La situazione è simile a quella di molte specie di lievito (vedi [10]), che hanno due mating types, a ed α, e nelle loro forme selvatiche possono facilmente cambiare dall'uno all'altro (i lieviti di laboratorio vengono geneticamente modificati per impedirglielo). L'associazione Lieviti [11] ha assunto questo nome appunto ispirandosi a loro.

Ma ad Edith Stein non interessava una dottrina tanto duttile - al contrario: la sua opera Problemi dell'educazione della donna, da cui ho tratto la prima citazione, fu pubblicata nel 1932 - e nella primavera del 1930, secondo [12], era stata eseguita a Berlino la prima riassegnazione chirurgica del sesso (ora la si chiamerebbe "operazione di confermazione del genere").

La frase di Edith Stein: "Ma proprio contro la fissità delle distinzioni corporee si possono addurre certi dati di fatto, come le forme di androginismo e di mutamento di sesso" fa pensare che quell'evento l'avesse fortemente turbata, di un turbamento simile a quello che oggi provano le femministe radicali trans-esclusive ([13]).

Ma lei era di ben diverso temperamento, ed anziché ricorrere ad aggressioni verbali ha elaborato una filosofia ed una teologia che blindassero la differenza sessuale delegittimando le persone trans - ed i rischi di tal teologia anche per le persone cis, che vedono da essa legittimata la possibilità di essere "pseudo-speciate", sono stati sottovalutati da chi ha fatto di Teresa Benedetta della Croce OCD (il nome che Edith Stein prese quando divenne una suora carmelitana scalza) patrona d'Europa.

Non è facile rinfacciare i suoi errori ad una vittima del nazismo, ma se non lo si fa non si impedisce a chi non li noterebbe da solo di copiarli.

Raffaele Yona Ladu

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