martedì 24 marzo 2015

Dio per l'ebraismo umanistico

Non essendo sempre chiaro che cos'è l'ebraismo umanistico, ed in che cosa si differenzia dalle altre forme di ebraismo, ho pensato di tradurre la voce "God = Dio" della "Guide to Humanistic Judaism = Guida all'ebraismo umanistico" della "Society for Humanistic Judaism = Società per l'Ebraismo Umanistico".

Buona lettura.

(inizio)

Dio

Storicamente, la credenza nell'esistenza di dei o di Dio è stata parte importante della maggior parte delle culture. Gli dei sono esseri sovrannaturali con poteri straordinari che godono dell'immortalità. Dio è un Essere Supremo, onnisciente ed onnipotente, che ha creato il mondo e lo governa.

Il monoteismo è la credenza che ci sia solo un Dio. Il monoteismo etico è la credenza che quest'unico Dio sia giusto. Sin dal settimo secolo AEV (Ante Era Volgare), l'establishment religioso degli ebrei ha abbracciato l'idea del monoteismo etico. Yahveh, il Dio degli Ebrei, divenne il Dio dell'universo.

Fino all'epoca dei filosofi greci, nessuno sentì il bisogno di provare l'esistenza degli dei o di Dio. La gente semplicemente la presupponeva. Nel quarto secolo AEV, un'epidemia di scetticismo pubblico fece nascere una nuova disciplina chiamata teologia. La teologia è la "scienza" della divinità. Uno dei suoi scopi principali è provare l'esistenza di Dio. [La teologia è l'unica disciplina accademica di cui sia necessario dimostrare l'esistenza dell'oggetto di studio. La biologia non deve provare l'esistenza della vita; né l'antropologia deve provare l'esistenza delle persone].

I due argomenti teologici più popolari per provare l'esistenza di Dio erano l'argomento della causa e l'argomento del progetto. Qualsiasi cosa - compreso l'universo stesso - deve avere una causa. Il mondo ha bisogno di un fattore di mondi. Un perfetto progetto esige un perfetto progettista. Ma, per la maggior parte dei devoti, gli argomenti teologici erano irrilevanti. Loro adoravano Dio perché era costume farlo, o perché avevano avuto esperienze spirituali "dirette".

Con l'arrivo dell'Illuminismo, riapparve lo scetticismo. Sia la giustizia che la stessa esistenza di Dio furono messe in discussione. Il filosofo Immanuel Kant dimostrò che non si poteva dimostrare né l'esistenza, né l'inesistenza di Dio. Se è lecito chiedere chi ha fatto il mondo, è altrettanto lecito chiedere chi ha fatto Dio. Questo sistema l'argomento della causa. Per quanto riguarda il progetto, è in funzione di uno scopo. Un buon Dio ha creato lui il cancro, ed a che lodevole scopo?

Dopo Kant, la teologia ha spostato l'enfasi dalle dimostrazioni all'esperienza religiosa, all'esperienza di Dio come fenomeno psicologico. Alla fine, la teologia è degenerata in una discussione sulla "necessità di credere". Dio non era più un essere obbiettivo con un'esistenza indipendente. Divenne un essere soggettivo, un'illusione conveniente per le persone che non potevano sopportare di vivere senza di lui.

Come diventava meno credibile un Essere Supremo giusto, la teologia si volse a ridefinire la parola Dio. Dio divenne  la natura, l'amore, la bontà, l'energia positiva. La motivazione per questa ridefinizione è discutibile. Se Dio si riferisce ad un unico essere sovrannaturale, allora è ovvia la necessità della parola. Ma se Dio si riferisce ad energie e valori per cui si trovano altre parole, allora va messa in dubbio l'utilità della parola Dio. Se Dio è amore, perché non usare semplicemente la parola amore? Se Dio è natura, perché non usare la parola natura? La maggior parte della teologia moderna è una versione intellettuale dei "vestiti nuovi dell'imperatore" - parole senza un vero significato.

Oggi la teologia fornisce sei credenze alternative a proposito di Dio:

1. Teismo: credere in un Essere Supremo, un Dio creatore sovrannaturale che risponde alla preghiera ed al culto, ed interviene attivamente nelle vite delle persone.

2. Deismo: credere in un Essere Supremo, un Dio creatore sovrannaturale che non può rispondere alla preghiera ed al culto, e che non interviene nelle vite delle persone.

3. Panteismo: credere che Dio e la natura siano una ed una sola cosa, o che Dio ed un parte della natura, come la vita, siano una ed una sola cosa.

4. Agnosticismo: non sapere se esiste o meno un Essere Supremo.

5. Ateismo: credere che un Essere Supremo non esiste.

6. Ignosticismo: ritenere che la questione dell'esistenza di Dio non abbia senso perché non ha conseguenze verificabili.

L'ebraimo umanistico è incompatibile con il teismo. Non c'è prova che esista un essere cosciente sovrannaturale che risponde ai problemi personali degli esseri umani e che intervenga deliberatamente negli affari dell'umanità in risposta alla preghiera o per garantire la giustizia. La maggior parte dei credenti progressisti nega con vigore di credere in un siffatto Dio antropomorfico.

L'ebraismo umanistico può essere compatibile con il deismo, se il deista non ritiene necessario adorare un Dio creatore e se il deista non attribuisce autorità morale a tal Dio.

L'ebraismo umanistico è incompatibile con il panteismo. Chiamare Dio la natura è una confusione verbale. Chiamiamola natura e basta.

L'ebraismo umanistico è compatibile con l'agnosticismo. Molti, se non la maggioranza degli ebrei umanistici si descriverebbero come agnostici.

L'ebraismo umanistico è compatibile con l'ateismo - ma non con l'ateismo aggressivo. L'ateismo aggressivo presume che negare l'esistenza di Dio sia di fondamentale significato filosofico e sociale. Gli ebrei umanisti sostengono che affermare il potere, la responsabilità e la dignità umana sia la cosa più importante.

L'ebraismo umanistico è compatibile con l'ignosticismo. Molti ebrei umanisti trovano la questione dell'esistenza di Dio insensata e perciò evitano di parlare di Dio.

Gli ebrei umanisti riconoscono l'importanza degli dei e di Dio nella storia umana ed ebraica. La divinità è la proiezione della prima e principale esperienza umana, la dipendenza del figlio dai genitori. Il patriarcato, la monarchia e la religione tradizionale vanno a braccetto. Proprio come la famiglia esige un paterfamilias, e la nazione esige un re e padre, così l'universo esige un Dio padre (nelle culture matriarcali, si può sostituire "madre" a "padre").

L'individualismo e la democrazia moderni negano questa visione della società e dell'universo. La credenza in Dio trae molta della sua energia emotiva dall'attaccamento storico alla famiglia autoritaria. L'ebraismo umanistico riflette il fatto che questo attaccamento originario non è più né appropriato né utile.

(Vi faccio grazia della bibliografia)

(fine)

Raffaele Yona Ladu

4 commenti:

  1. bravo Raffaele!!!!
    da ateo come mi ritengo d'essere, ti faccio i complimenti più sinceri e più sentiti!
    un abbraccio, angelo.

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  2. Caro Raffaele, se un ebreo umanista non crede in un Dio antropomorfico come quello dell'Antico Testamento... in che senso si definisce ebreo? :) Naturalmente, qualora servisse specificarlo, la mia non è una provocazione, ma una sincera curiosità.

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    1. Cara Erica,

      La tua è una domanda tanto profonda da non aver ancora trovato una risposta definitiva. La mia vuole essere provvisoria e personale.

      In una religione si possono individuare il momento verticale (il rapporto tra il fedele e la/le divinità) e quello orizzontale (il rapporto tra i fedeli).

      Nel cristianesimo prevale il rapporto verticale, tra gli ebrei teisti il momento orizzontale prevale sul verticale.

      La lunga spiegazione di questo link (http://etzion.org.il/vbm/english/archive/chavero/01chavero.htm) si può condensare nella citazione di Rabbenu Asher ben Yechiel (detto Rosh - 1250 o 1259 - 1327), che disse che Dio Benedetto preferisce l'adempimento dei doveri dell'uomo verso il suo prossimo all'adempimento dei doveri dell'uomo verso il suo creatore (perfettamente ebraiche sono perciò le parole attribuite al fondatore del cristianesimo in Matteo 5:23-24); e la Torah, più che occuparsi di speculazioni teologiche (sarebbe semmai il campo della Qabbalah), si occupa dell'organizzazione della società ebraica.

      Gli ebrei umanisti vogliono il rapporto orizzontale senza quello verticale; nasce però un'aporia, perché le persone con cui stabilire il rapporto orizzontale sono state scelte da un rapporto verticale - vedi ad esempio Esodo 19:4-6.

      L'aporia si risolve osservando che il rapporto verticale non è con Dio ma con un testo (Torah scritta) ed una tradizione (Torah orale) che parlano di lui.

      È una posizione condivisa anche da molti ebrei ortodossi, come il rabbino e filosofo francese Marc-Alain Ouaknin, che afferma di non credere in Dio, ma nell'autorità della Torah.

      Potrei dire che ebreo è chi ritiene fondamentale la Torah, anche se non la ritiene di origine divina e ne individua facilmente le incongruenze non solo naturalistiche, ma pure storiche, e qualche mancanza etica.

      Ciao, RYL

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