lunedì 11 maggio 2015

Lettera all'Avvenire

Egregio Direttore,

sono ebreo e ritengo opportuno avvertire che l'articolo in oggetto

( http://www.avvenire.it/Dossier/La%20questione%20gender/I%20commenti/Pagine/GENDER-.aspx )

manca in una cosa.

Sebbene Judith Butler abbia un grosso debito con FW Nietzsche, lei non riuscirebbe ad onorarlo se dei pensatori ebrei di prima grandezza, noti anche in Italia, come Abraham Joshua Heschel (1907-1972) e Joseph Ber Soloveitchik (1903-1993), non avessero negato il primo che esista una natura umana, il secondo che compito dell'uomo sia vivere secondo natura.

Confutare queste posizioni è ovviamente lecito, ma le argomentazioni usate (che evocano un superomismo che non riesco a vedere nelle opere della Butler - la quale osserva che il genere, per quanto "performativo", non è un vestito che uno può mettere e levare come vuole, perché senza genere il soggetto non riesce neppure a costituirsi) finiscono con il delegittimare anche chi preferisce il pensiero ebraico a quello stoico (da cui il cristianesimo ha recepito il concetto di natura umana e l'ambizione di vivere secondo natura).

La Butler, come potete leggere qui:

http://mondoweiss.net/2012/08/judith-butler-responds-to-attack-i-affirm-a-judaism-that-is-not-associated-with-state-violence

ha una sensibilità etica (ed ebraica) che non ha niente a che fare con il tentativo di Nietzsche di individuare un'aristocrazia di uomini superiori, ed un'etica che li faccia fiorire.

Shalòm u-vrakhà,
Raffaele Yona Ladu 

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