mercoledì 7 dicembre 2016

Autismo ed ebrei




Una cosa che ci si chiede spesso è se l'autismo ad alto funzionamento (di cui la forma più celebre è nota anche come Sindrome di Asperger) sia particolarmente comune tra gli ebrei, e se questo spiegherebbe l'altissimo numero di loro premi Nobel in rapporto al loro limitato numero.

Ora, l'elevata intelligenza degli ebrei è uno stereotipo, più lusinghiero certo di quello sulla loro particolare abilità negli affari, ma non per questo meno pericoloso, in quanto insegna a vedere in una persona il suo gruppo etnico/religioso e non la sua individualità. Sono obbligato perciò a scoraggiare il credere in queste cose.

Una prima risposta alla domanda la danno gli articoli [1] e [2]. Il primo articolo esamina le diagnosi di autismo e Sindrome di Asperger nei bambini israeliani, distinguendo gli ebrei dagli arabi, e giunge alla conclusione che la prevalenza tra i due gruppi etnici è pressoché uguale.

Si nota semmai che le forme ad alto funzionamento sono più comuni tra gli ebrei, e le forme con comorbidità disabilitanti tra gli arabi. Oltretutto, tra gli arabi israeliani la consanguineità è superiore a quella tra gli ebrei, ed è perciò più facile trovare famiglie con più membri autistici.

L'articolo [2] riferisce di un simposio sull'autismo in Israele e Canada tenutosi nel 2014 all'Università Ebraica di Gerusalemme, ed osserva che nei due paesi l'autismo è sottodiagnosticato tra le minoranze etniche - intendendo per "minoranze" i nativi americani in Canada, gli ebrei ultraortodossi e gli arabi in Israele.

Sembra che questo accada perché le maggioranze nei due paesi vivono nelle città, in cui è più facile trovare servizi adeguati di diagnosi e terapia per le persone autistiche, mentre le minoranze vivono ai margini urbanistici e culturali, in cui i servizi sono pochi e lo stigma è magari d'ostacolo.

Quindi, non sembra finora che gli ebrei siano autistici in misura maggiore dei altri; può sembrarlo perché da secoli sono stati indotti o costretti a vivere nelle città, e quindi la possibilità che trovino una cultura e dei servizi favorevoli ad una diagnosi di autismo è superiore a quella dei gentili.

Mi interesso di Qabbalah, e quindi ho apprezzato un po' (non moltissimo) l'articolo [3], che cerca di spiegare il ruolo delle persone con disabilità (tra cui l'autismo) nel peculiare organismo cultuale che è il popolo ebraico.

Semplificando un discorso complicato, per gli ebrei le anime umane vengono generate secondo il ciclo lunare: quando la luna cresce nascono le anime destinate a corpi perfetti, quando la luna cala nascono quelle destinate a corpi imperfetti.

Se le anime del primo tipo devono affrontare il male apertamente, per esempio celebrando i riti del Tempio di Gerusalemme quando c'era, quelle del secondo tipo devono penetrare nei domini del male per riscattare le scintille di santità che vi sono imprigionate.

In prospettiva messianica, il secondo compito è il più importante, e quindi le anime degli autistici e dei disabili in genere hanno una marcia in più.

Direi che è solo un primo passo verso il paradigma della "neurodiversità".

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague


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