sabato 14 gennaio 2017

Tre professionisti canadesi, sul crinale tra neurodiversità e transgenderismo






National Post è un sito canadese d'opinione, che ospita articoli trans-affermativi e trans-fobici. Ho avuto occasione di visitarlo perché mi sono imbattuto nell'articolo [2], ferocemente attaccato da un mio contatto Facebook di genere femminile.

In realtà credo che occorra distinguere tra l'articolo [2] e l'articolo [1] che lo ha ispirato, pubblicato invece in un sito web cattolico, e che merita di essere qualificato come transfobico.

L'autrice di [1], un'Aspergirl divenuta psicoterapeuta, lancia l'allarme dicendo che l'hashtag #AutisticTransPride è un modo per il movimento transgender di circuire le persone autistiche, molto vulnerabili alle manipolazioni.

Il modo in cui lei descrive come una persona Asperger possa farsi venire il dubbio di essere in realtà nata del sesso sbagliato è corretto, ed invita alla cautela, ma tutto l'articolo è ispirato all'avversione verso il movimento transgender, che riconduce ad una forma di "neo-gnosticismo".

Lo vede come una religione la quale cerca di indottrinare i più giovani e vulnerabili - e sarebbe facilissimo ribattere che le caratteristiche religiose che lei individua nel movimento trans sono curiosamente uguali a quelle della religione cattolica: pulsione universalistica, non nel senso che tutte le persone meritano eguali diritti (l'omofobia, la bifobia e la transfobia professate dalla chiesa cattolica sono incompatibili con i diritti umani), ma nel senso che tutte le persone sono potenzialmente cattoliche, e particolare attenzione verso i bambini, che non solo fanno fatica a distinguere lo storico dal mitico nei racconti biblici, ma che spesso non si rendono conto di subire grossolani abusi sessuali. Lei non ha guardato il nemico in faccia, ha guardato un falsoscopo!

Una religione di ben diversa qualità è quella ebraica: convertirsi all'ebraismo è possibile in teoria, ma assai difficile in pratica, per cui la maggior parte degli ebrei ha ereditato l'ebraismo dai propri genitori (solo la madre nel caso degli ebrei ortodossi); il proselitismo è scoraggiato, in quanto si preferisce avere pochi ebrei convinti che tanti ebrei di scarsa qualità, e per essere convertiti all'ebraismo occorre dimostrare di avere quella difficilmente definibile qualità chiamata ebraicità.

Qualche idiota crede che esista il gene ebraico, oppure il complesso genico ebraico; all'estremo opposto dello spettro, la mia denominazione, l'ebraismo umanista, si accontenta dell'identificazione con il popolo ebraico, e non pretende nemmeno la circoncisione come prova di appartenenza.

L'ebraismo umanista potrebbe mutuare la definizione di nazione di Ernest Renan, secondo cui l'appartenenza ad una nazione è un plebiscito che si rinnova ogni giorno. Ed un ebreo, di qualunque denominazione, sa quanto spesso sia faticoso rimanere tale!

Il movimento trans, se somiglia ad una religione, somiglia più a quella ebraica che a quella cattolica, in quanto è evidente che solo una minoranza di persone è transgender (secondo quest'articolo del New York Times pubblicato il 30 Giugno 2016, solo 1,4 milioni di americani è transgender, pari allo 0,6% della popolazione USA), e nessuno vuole convincere chi non è trans a diventarlo.

La comune affermazione "siamo tutti transgender" significa semplicemente che tra il sesso biologico (che è già una cosa complicata nella sua generazione e descrizione medica) ed il genere psico-sociale il legame non è così diretto come vorrebbero molte persone, e contribuiscono a stabilirlo caratteristiche culturali e scelte personali. E questo vale per tutt*, cisgender come transgender, cissessuali come intersessuali e transessuali.

Però è anche vero che persone come Elise Ehrhard approfittano degli errori del movimento trans: la loro descrizione del movimento si adatta (in qualche misura) soltanto alle persone che hanno un'idea binaria della differenza dei sessi e dei generi, e che ritengono credibili come persone trans soltanto le persone che hanno una disforia di genere da manuale, dichiarano di essersi sempre sentite uomini imprigionati in corpi di donna (o viceversa), ed il loro obbiettivo è la transizione completa, per riallineare il corpo (appartenente sia prima che dopo la transizione ad un sesso definito in modo binario) al genere (definito anch'esso in modo binario).

Non si adatta per niente alle persone che sono di genere non conforme, e la cui ambizione non è la transizione fisica, ma quella sociale - quelle come me che vorrebbero una legge come quella maltese od irlandese, per cui puoi cambiare genere anagrafico semplicemente con una dichiarazione autenticata da un notaio. E le eventuali modificazioni che vuoi apportare al tuo corpo possono seguire il tuo gusto, e non essere dettate dalla necessità di adeguare il proprio corpo ad un ideale predefinito.

Non c'è niente di irreversibile da autorizzare in questi casi (se a me piacesse depilarmi dalle orecchie in giù e farmi crescere il seno, sarebbe solo una scelta mia), e quindi non c'è necessità di distinguere le persone trans "vere" da quelle "false".

Questo tipo di non-conformità di genere somiglia di più al disagio di molti Asperger verso il proprio corpo, e spiega forse il fatto che autismo e disforia di genere appaiano insieme più spesso che per caso (vedi [4] - non è un articolo accademico, ma ne cita diversi), e giustifica l'etichetta di "gendervague" che le persone neurodiverse usano per definire la propria identità di genere.

Elise Ehrhard sembra convinta che il trattamento di un Aspie, per avere successo, debba renderlo cisgender e binario - spiacente, lei ha torto marcio. La pretesa è religiosa, non terapeutica, ed io non sono cattolico. Faccio volentieri notare che Genesi 1:27 dice sì, "maschio e femmina Iddio li creò", ma si può tranquillamente interpretare il passo come l'aver Egli creato non due generi binari, ma uno spettro di generi di cui la mascolinità e la femminilità sono solo gli estremi.

Questa figura retorica (definire uno spettro elencandone solo gli estremi) viene chiamata "merismo", ed è molte volte attestata nella Bibbia ebraica - si può tranquillamente ritenere che sia stata usata anche qui, e non è solo opinione mia, ma anche di alcun* rabbin* [6].

Susan Bradley, l'autrice di [2], cerca di evitare la transfobia esplicita di ispirazione cattolica di Elise Ehrhard, ma agita sempre lo spettro che delle persone Asperger possano essere convinte a transizionare contro il loro interesse - e pure contro il loro profondo desiderio.

In realtà, i casi che lei lamenta si possono attribuire, più che alle interferenze del movimento trans, alla scarsa professionalità dei "gatekeeper" che autorizzano le transizioni con troppa leggerezza.

Ma è possibile che sia un fenomeno numericamente preoccupante, tale da non poter essere affrontato dai soli organismi disciplinari dell'ordine dei medici, che devono punire gli incapaci? È veramente difficile distinguere l'interesse speciale di un Aspie da una disforia di genere?


La miglior risposta la dà secondo me il Dott. Stephen Feder, codirettore della clinica per la diversità di genere dell'Ospedale Infantile dell'Ontario Orientale ad Ottawa, citato negli ultimi paragrafi di [3], che vi traduco:

Il Dott. Stephen Feder, codirettore della clinica per la diversità di genere dell'Ospedale per Bambini dell'Ontario Orientale, ad Ottawa, ha detto che i bimbi nello spettro autistico sono sovrarappresentati nella sua clinica.
"Il nostro approccio è sempre affermativo. Ma forse prendiamo molto più tempo per accertarci che noi conosciamo il bimbo al meglio", ha detto Feder. "Non cambia l'approccio complessivo," ha detto, "Penso solo che siamo ancora più vigili nell'assicurarci che stiamo rispondendo alle appropriate necessità del bimbo". 
Il problema dell'ossessività "certo emerge", dice Feder, con le famiglie che chiedono, "Non è questa un'altra fase?" 
Ma egli dice che gli adolescenti, quando si chiede loro di confrontare il loro sentimento del genere con le ossessioni del passato, "loro lo identificano davvero come alquanto diverso", ha detto Feder, "Questo non riguarda gli interesse, ma è il modo in cui loro si vedono". 
"Alla fine, riteniamo inappropriato girarci e dire, 'Beh, se sei autistico, questo probabilmente spiega il tuo genere'", ha detto. 
"Il rischio è che la gente dica, 'Ah, questo spiega tutto'. E penso che vogliamo uscirne", ha aggiunto Feder. 
Ha notato anche che, ad esempio, i disturbi del comportamento alimentare hanno una prevalenza superiore tra le persone con problemi di identità di genere.

Come vedete, il rischio di confusione è scarso, ed infatti le nuove linee guida dell'Ontario, pubblicate nell'Ottobre 2016, e sempre citate in [3], stabiliscono che una diagnosi di autismo non preclude un trattamento per la Disforia di Genere - evidentemente è possibile essere sia autistici che transgender, e non si tratta di un artefatto creato dai movimenti trans o di autistic self-advocacy.

Raffaele Yona Ladu Âû
Ebre* gendervague

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