lunedì 14 novembre 2016

Lo scorpione e la rana

Un po’ d’anni fa il conflitto tra due contendenti (non importa ora quali) fu rappresentato da questo apologo:
 
Uno scorpione chiese ad una rana di traghettarlo sull’altra sponda; la rana diffidava, ma lo scorpione diede la sua parola d’onore che non le avrebbe fatto nulla, e la rana acconsentì.

Purtroppo, a metà tragitto, lo scorpione punse mortalmente la rana.

Con l’ultimo fil di voce ella chiese: “Perché?”, e lui, mentre stava annegando, rispose: “Perché è la mia natura”.

Nell’apologo, il contendente raffigurato dallo scorpione fa una pessima figura, ma le cose non sono così semplici.

Tutti vogliamo un mondo sociale prevedibile, le promesse lo rendono tale, e permettono a chi riceve la promessa di aiutare chi fa la promessa senza temere danno.

Questo ad un neurodiverso basta, ma un neurotipico basa la prevedibilità dell’ambiente sociale non sulle promesse bensì sulle alleanze.

Lo scorpione, che qui rappresenta il neurotipico, deve scegliere quale prevedibilità è più importante per lui.

Se mantiene la parola con la rana, che qui rappresenta il neurodiverso, allora mette in discussione l’alleanza che lo lega agli altri scorpioni.

Se tradisce la rana, fa la figura dell’infido, ma salva il patto che unisce tutti gli scorpioni tra loro – e questa è la cosa importante per lui.

I neurodiversi non fanno parte di un patto simile – il paradigma della neurodiversità non ha ancora fatto il miracolo – e per loro la coerenza nel comportamento significa semplicemente mantenere le promesse che si fanno volta per volta, non dimostrare la propria lealtà ad una persona o ad un gruppo.

I pregiudizi sociali che informano la vita dei neurotipici non sono altro che il rovescio della medaglia della lealtà al proprio gruppo di riferimento.

I neurodiversi la lealtà non sanno cosa sia, e per questo vengono temuti dai neurotipici – e scaricati alla prima occasione.

Una cosa che ci si può chiedere è se le teorie cospirative che circolano in rete (e prima ancora nel sottobosco sociale) siano opera di neurodiversi o neurotipici.

Penso che siano opera di neurotipici: sono teorie troppo illogiche per convincere un neurodiverso – ed infatti gli autistici sono alquanto impermeabili ai pregiudizi sociali.

Codeste teorie non sono argomentazioni, ma professioni di fede – chi le abbraccia si dichiara parte del gruppo che le sostiene, e fare gruppo è la cosa più importante per un neurotipico.



Raffaele Yona Ladu
Ebre* Gendervague
Dottor* in Psicologia Generale e Sperimentale

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