La teoria delle “madri frigorifero” come causa di autismo nei figli è ormai completamente dimenticata.
Non mancano però autistici ad alto funzionamento che si lamentano delle loro madri – ed io propongo la mia personale interpretazione del fenomeno.
Esiste una notevole familiarità per la Sindrome di Asperger, per cui il/la paziente che soddisfa tutti i criteri per la diagnosi spesso ha dei parenti stretti che hanno qualche tratto caratteristico, ma né il numero né l’intensità meritano una diagnosi di disturbo dello spettro autistico.
Purtuttavia, questi tratti possono nuocere alla relazione madre-figli*.
Una donna che fatica ad organizzarsi o che, al contrario, cerca di stabilire delle rigide routine per contrastare l’imprevedibilità della vita, può trovarsi spiazzata da un* figli* autistic* più di una che ha una ragionevole elasticità nel vivere.
E, se le persone Asperger hanno una buona tolleranza verso la diversità, una madre che basa la propria vita sociale sulla rispettabilità, perché tratti autistici hanno fatto sì che l’empatia fosse sostituita almeno in parte dall’“attenersi alle regole”, diventa meno tollerante di una neurotipica.
E molte cose dipendono anche dall’ambiente sociale: negli USA il talento ha molto più spazio che in Italia, quindi un*Aspie ed i suoi genitori possono coltivare la speranza che l*i salga la scala sociale; in Italia invece la scala sociale è bloccata, e la sopravvivenza dipende in buona parte dal saper coltivare i giusti rapporti sociali all’interno del proprio gruppo di riferimento.
Una cosa di cui gli Asperger non sono capaci, e che può terrorizzare i genitori che non si sentono all’altezza della situazione – e convincerli che il proprio figlio è un pericolo.
Paradossalmente, un* figli* Asperger starebbe meglio con un genitore completamente fuori dallo spettro che con uno che ci sta in parte dentro.
La neurodiversità è una bella cosa, ma non è una “strategia evolutiva stabile” – gli Asperger stanno meglio con neurotipici di vaglia che con altri neurodiversi.
Raffaele Yona Ladu
Ebre* gendervague (genderqueer perché aspie)
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